La messa a letto
Spesso i genitori lamentano difficoltà nella messa a letto dei figli.
Ciò che fanno, solitamente, per cercare di risolvere il problema è continuare a farli dormire nella culla accanto al letto matrimoniale o nel letto matrimoniale stesso. Puntualmente però questo non porta a grandi risultati.Per non rischiare che la stanchezza prenda il sopravvento e mandi in tilt le energie dei genitori può essere opportuna un’azione più incisiva, da replicare quotidianamente per una ventina di giorni.L’obiettivo è trasformare la nanna in una sana esperienza routinaria sia per i piccoli che per i genitori stessi. Quindi:
- allontanare il lettino dalla camera matrimoniale;
- spostarlo nella cameretta insieme a un’accurata selezione di oggetti che da quel momento in poi accompagneranno il piccolo durante le notti: il peluche preferito, la giostrina girevole sopra la culla e, se lo utilizza, un ciuccio pronto all’uso.
Dato che i bambini sono molto abitudinari sarà importante procedere tutti i giorni nello stesso modo:
- coccolare e giocare con il piccolo per una mezz’ora;
- portarlo nella sua cameretta;
- metterlo a letto insieme agli amici della notte dandogli un bel bacione e allontanandosi subito.
La prima sera, non vedendo né il papà né la mamma in camera con lui, potrebbe aumentare il numero dei pianti; la seconda sera, con molta probabilità, se si rimane fermi nell’intervento il numero dei pianti e dei risvegli inizierà a diminuire.
Se il pianto si prolunga, ogni tre minuti (alternandosi, e quindi una volta il padre e una volta la madre) si potrà andare da lui e dirgli, in maniera dolce e sicura, che dormirà da solo con il suo peluche, il ciuccio e la giostrina.
Mentre si dichiara ciò, sarà molto importante evitare di prenderlo in braccio o dargli la mano per farlo addormentare.
Apparentemente, fare così potrebbe sembrare duro ma in realtà, una volta che la mamma capisce che il pianto del suo bambino è una lamentela e che differisce dal tipico pianto per fame o per bisogno di essere cambiato, potrà procedere senza timore. Spesso i figli utilizzano il pianto per far si che i genitori li prendano in braccio!
Se il problema persiste è possibile chiedere una consulenza o una terapia breve strategica indiretta. In pochi ma incisivi incontri i genitori potranno concordare con il terapeuta l’obiettivo da raggiungere e ricevere le indicazioni mirate alla loro situazione. Per richiedere un appuntamento si rimanda qui.
Per approfondimenti si rimanda al libro “Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita”, G.NARDONE e l’Equipe del Centro di Terapia Strategica.
Per maggiori informazioni sul tema o per richiedere un appuntamento: danielabirello@gmail.com
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